So long, Bobby: mi dispiace non averti salutato quel giorno
Qualche tempo fa, dal treno, ho scritto su Facebook un post molto strano che a un certo punto diceva
Quel racconto che è lì da anni sui mondi nei quali mi sarebbe piaciuto vivere, sui momenti del Novecento che ho visto in qualche fotografia o letto in qualche racconto e che mi hanno buttato addosso una malinconia straziante. Un’immagine in un bar di San Francisco, il bianco e nero di una nazione che si apprestava a entrare in guerra e forse non lo sapeva ancora: quella voglia di essere lì in mezzo a loro, con quei vestiti, quei capelli, quei bicchieri in mano, una frazione di secondo nella quale ti senti così coinvolto che pensi, lo pensi davvero, di esserci stato veramente.
Vedo il racconto di quando è caduto il Muro, della mia indecisione qui a Milano, parto non parto vado non vado — e una notte insonne, e non c’era internet. Non sono partito, è un altro pezzo di Novecento che mi sono perso.
Oggi ho incontrato uno di quei momenti del Novecento. Gli anni Sessanta, l’America degli anni Sessanta, il mondo tra i due Kennedy.
L’8 giugno 1968, 50 anni fa, un treno è partito da New York per trasportare a Washington DC il corpo di Bob Kennedy, assassinato qualche giorno prima, a poche settimane di distanza dall’omicidio di Martin Luther King.
Il reportage fotografico di quel viaggio, realizzato da Paul Fusco, è il racconto di una nazione intera, forse di un mondo. A salutare Bob lungo il percorso c’è tanto dell’America che amo, e tantissima di quell’America è attorno alla cornice di quelle fotografie.
Come dice bene il New Yorker
In 2018, looking back at those images, as the train approaches the terminal and the light begins to fade, you realize that you are watching the final hours of the great Democratic coalition that had dominated American politics since the election of Franklin Roosevelt, in 1932 — the coalition that would fracture six months later with the election of Richard Nixon, and which is now as dead as Robert Kennedy.
nel 1968 in America finisce l’America, quella dei Democratici, ma anche quella della Beat Generation. Finisce il Novecento, forse. Perché dopo il 1968 ci sono gli anni Settanta, Watergate e poi Carter lassù, piombo e stragi di Stato qui da noi; e poi gli Ottanta, che vabbè e boh ecco alla fine sì forse il punto è proprio questo: il Novecento è finito nel 1968, e io avevo 4 anni.
Altri link: